sabato 1 agosto 2015

Oggi ho finito Nichi arriva con il buio di Sara Zelda Mazzini, che ho vinto in occasione del blog tour di presentazione. 

Potrei dire che è stato un colpo al cuore, potrei dire che è stato un calcio nello stomaco, potrei usare qualsiasi altra metafora e niente arriverebbe nemmeno lontanamente vicino a quello che mi ha fatto provare. 

Questa la trama: 

A dieci anni dalla morte del suo ex fidanzato una donna ne racconta la storia alla sorella adolescente di lui, che non ha avuto il tempo di conoscerlo davvero. Greta ha quattordici anni quando conosce Nicola in occasione di una vacanza al mare, i due si incontrano ogni estate nella medesima località di villeggiatura portandosi appresso nuovi bagagli di vita reale: Greta ha i genitori separati e presto arriva anche una sorellina, la stessa cosa accade in seguito a Nicola; due esistenze speculari a trecento chilometri di distanza unite da un filo fragilissimo di fiducia e speranza. La storia di Greta e Nicola è contrastata di volta in volta da personaggi gelosi, orgogliosi, insicuri e disperati, ma soprattutto da loro stessi. Tra concorsi di bellezza e quiz televisivi la vicenda è l’occasione per ricostruire un decennio di storia italiana dal punto di vista di una generazione, a favore di chi quella generazione non l’ha mai vissuta.

Non credevo che sarebbe andato a toccare corde che credevo ormai sfilacciate dal tempo.
Ma evidentemente, seppur sfibrate, quelle corde ogni tanto hanno ancora qualche pulsione di vita. 


Forse sono un po' "piccola" per comprendere a fondo quelli che sono stati gli anni '90 perché io sono nata nel 1989 e la mia coscienza - personale, relazionale, sociale, musicale - probabilmente si è svegliata attorno al 1997.
Io c'ero comunque negli anni '90.
Forse non ero "cosciente" per i Take That ancora uniti come una band e forse non ero "cosciente" per i Metallica di Nothing Else Matters, ma c'ero per tante altre cose nominate in questo romanzo come la corrispondenza epistolare quando ancora non esistevano cellulari e internet, c'ero per Puzzle Bubble e le sale giochi e ancora il permesso di fumare nei locali, c'ero per "Americana" degli Offspring, c'ero per il Millennium Bug e la paura che tutto sarebbe finito.

Ha fatto male questo libro, non lo negherò.
E ho pure pianto - per Greta e Nichi e per tutti quelli che si sono trovati in mezzo, per me stessa e per quel primo amore estivo che per me è stato così simile a quello di Greta.

C'è pura poesia in ogni pagina di questo libro.

Io vivo già di mio in una località di mare e proprio per questo e perché mio padre ha sempre lavorato in luglio e agosto, non siamo mai andati da nessuna parte.
Ma lo stesso ricordo l'estate come qualcosa di magico perché, come viene scritto in questo libro, l'estate fa parte di un mondo a sé - ha una vita propria.
E allora ricordo i campi solari organizzati dalla parrocchia e il ritrovarsi ogni anno nello stesso stabilimento balneare e constatare come le cose forse un pochino cambiavano, ma di fatto restavano sempre le stesse.

Il mio primo amore è stato nel giugno del 2001, già nel nuovo secolo e millennio, ma lo stesso ho provato quello che ha provato Greta quasi dieci anni prima.
L'imbarazzo, il forse sì e il forse no, il dover ritornare ognuno alla propria vita invernale, io che restavo fissata su di lui mentre lui invece si faceva altre storie, un'estate dopo era tutto diverso senza più quella complicità e la gelosia, la rabbia, il disprezzo, il cercare negli anni qualcosa di lui in altri ragazzi e prendersi una cotta per quei ragazzi proprio perché avevano qualcosa di lui in loro.
Non vedersi per anni e quando finalmente ci si ritrova faccia a faccia, sei conscia di tutti i suoi difetti e non sei più attratta da lui come un tempo ma lo stesso non puoi frenarti dall'essere calamitata nella sua orbita.

E a volte, per quanto vogliamo, le cose non vanno mai a finire come vorremmo perché la vita si mette in mezzo e a volte siamo noi stessi ad ostacolarci il cammino.

Questa non è solo la storia di Greta e Nichi, ma un po' di tutti noi perché anche se io negli anni '90 ero una bambina e non un'adolescente, ricordo quelle cose di una semplicità disarmante e mi mancano.
Ma anche se in apparenza erano semplici non vuol dire che allo stesso tempo non fossero difficili.
Perché suvvia, quando mai una relazione è semplice?

E' la storia di un po' tutti noi e per la maggior parte del tempo mi sembrava quasi di rileggere il mio diario, salvo poi tornare bruscamente alla realtà quando Greta si rivolgeva esplicitamente alla sorellina di Nichi.

E sai fin dal principio come andrà a finire, ma lo stesso non puoi frenare il senso di angoscia che ti prende allo stomaco quando arrivi all'ultima parte del romanzo e vorresti fare qualcosa, qualsiasi cosa per fermare Nichi ma sei anche cosciente che quando qualcuno prende una decisione del genere, molto spesso non gli puoi far cambiare idea.

Ho rivisto tantissimo di Greta in me: il ritornare sempre negli stessi posti perché rappresentavano momenti felici e il ritornarci anche quando macchiati da brutti ricordi, il voler rivivere quell'amore che sembrava puro e perfetto nonostante i difetti dell'altro, il voler ritrovare le persone che si è state perché quelle che siamo oggi in fondo in fondo non ci piacciono, la difficoltà di legarsi agli altri, il senso di soffocamento di una relazione, la noia provocata dalle persone. 



Ringrazio Sara per aver scritto questo piccolo gioiello di poesia, di una vita che all'apparenza può essere di chiunque ma che poi quando ti ci ritrovi immerso non puoi fare a meno di riconoscere come tua. 


E ti ho pensato per tutto il tempo, facendo analogie tra Greta e Nichi e tra me e te e dio, quanto mi manca quell'estate quando ci penso. 

On air: Boyce Avenue - More Things To Say 

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